giovedì 28 ottobre 2010

Paura

Dalla doccia di quella sera incominciano dei momenti di terrore. Dio mio solo a ricordare quei momenti mi ritorna forte la paura di allora.
Ve lo immaginate se lo fossi stata? Cosa avrei fatto? Cosa avrei detto? Come avrei giustificato l’eventuale nascita di un bimbo di colore?
Uscita dalla doccia mi chiudo in camera, ero veramente impanicata, non sapevo dove sbattere la testa e cosa fare, ero talmente agitata che non riuscivo nemmeno a piangere.
Con solo quel pensiero per al teta mi infilo una tuta e esco di casa di corsa, giro in macchina per un paio di ore, mi fermo nel parcheggio di un supermercato, e li si che piango,piango a dirotto per non so quanto.
Prendo il mio cellulare ufficiale e scorrendo la rubrica chiamo un numero. Alex, il mio ex sto chiamando proprio lui , il ragazzo che ho lasciato mesi prima, non so perché sto chiamando lui, ancora oggi non so darmi una spiegazione, forse perché sapevo che in fondo, lui ci sarebbe sempre stato per me, e io per lui. Era praticamente 6 mesi che non ci sentivamo se non qualche volta nei primi tempi (lui chiamava me ogni giorno), o per gli auguri di Natale, e cose simili. Squilla per un’eternità, ma non risponde, in fondo è passata al mezzanotte, quindi sarebbe anche plausibile che stia dormendo e non senta il telefono.
Risponde sorpreso di vedere il mio numero a quell’ora di notte, e si sente e si capisce dalle sue parole che è preoccupato.
All’inizio cerco di restare calma e di non rivelargli il motivo della mia chiamata, penso che forse ho solo bisogno di una voce amica, e nulla più, invece poi ad un tratto scoppio nuovamente a piangere e gli chiedo se possiamo vederci un attimo che gli devo parlare, lui, gentile e premuroso come solo lui sa essere mi chiede dove sono e mi dice di non muovermi, il tempo tecnico di arrivare e sarà da me.
Quando gli dico dove sono mi accorgo che sono parcheggiata proprio a 5 minuti di macchina da casa sua, nel parcheggio di quel supermercato ci eravamo fermati spesso la notte per fare l’amore. Una casualità? Un fatto inconscio? Non lo so.
Ho solo 5 minuti, per pensare a cosa dirgli, e vado ancora più in panico, certo non posso dirgli tutto, di certo non posso digli “sai Alex, ho fatto questo quest’altro e poi sai adesso ho un secondo lavoro che mi rende benissimo faccio la prostituta e oggi un cliente di colore mi è venuto dentro e adesso ho paura di essere incinta …”
Mentre penso e ripenso a cosa dire ad Alex, i 5 minuti sono passati, e la macchina di Alex è parcheggiata di fianco alla mia, lui scende, apre la mia portiera e chiamandomi “piccola” (il mio nomignolo quando stavamo insieme) mi abbraccia e mi chiede cos’ho.
Di nuovo pianti, e poi la mezza verità, improvvisata al momento.
Gli racconto che qualche sera prima ho conosciuto un ragazzo, e quella sera dopo il lavoro ero andata con lui a farmi un aperitivo e poi lo avevamo fatto, e un po’ per l’alcool, un po’ per il resto insomma mi era venuto dentro e io non prendevo la pillola da quando io e lui ci eravamo lasciati.
Lui, fingendo di credere a tutta la storia, con il suo classico pragmatismo, mi fa scendere dalla macchina, e mi fa salire sulla sua, chiude la mia macchina, e parte. Mezz’ora dopo eravamo in ospedale, con lui che mi teneva la mano, e che parlava per me. La pillola del giorno dopo, è stata la mia salvezza.
Alex mi riaccompagna alla macchina stiamo ancora un po’ abbracciati, mi coccola, e mi dice che mi richiamerà domani, per sapere come sto, poi mi saluta con un bacio sulla fronte.
Non ci ho fatto caso subito, ma solo dopo qualche giorno con il susseguirsi degli eventi, noto ricordando quella sera, che salutandomi aveva tutta la possibilità di baciarmi in bocca (e io avrei ricambiato, lui è e sarà sempre nel mio cuore), ma non lo ha fatto, ha mirato subito la fronte, un bacio tanto casto quanto intimo e affettuoso.
Elena

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