martedì 16 novembre 2010

Torno a Scrivere

Torno a scrivere dopo un po’ di giorni. Non ho smesso di scrivere per chissà quale motivo, semplicemente ho voluto rileggere attentamente il tutto, e rifletterci.
Stavo correndo un po’ nel raccontarvi tutto, e mi sono detta “… una volta che poi arrivo all’oggi, che racconto?”, mi spiego non è che ogni giorno capiti qualcosa di così eclatante da dover essere raccontato, quindi, fatta questa riflessione, continuerò a scrivere, con una certa frequenza, ma cercherò di non esagerare.
Riprendo ora da dove avevo lasciato.
Dopo avermi fatto quel discorso mi dice di spogliarmi completamente, io lo faccio, mentre lui va in bagno a lavarsi. Quando torna, mi fa stendere sul letto, a pancia in su, mi sale sopra, ho le sue natiche a pochi centimetri dalla mia bocca, si siede sulla mia faccia, quasi soffoco, respiro a fatica e respiro un cattivo odore, lui no parla, rimane in quella posizione per un tempo indefinibile che a me sembra un’eternità, poi mi libera il viso, scende gioca con le sue mani enormi con la mia vagina, e il mio culetto, ci passa molto tempo, e alla fine, quando smette, sono un lago di umori, aperta vogliosa.
Si sposta, si alza in piedi, e mi dice di andarmene. Io rimango allibita, lui mi prende per un baraccio mi strattona , emi dice di andarmene.
Io non capisco, mi ha portata a essere eccitatissima, e ora mi vuole cacciare, non capsico proprio.
Mi getta i miei vestiti in mano. Io sono in piedi davanti a lui, e lui in silenzio, mentre io lo guarda quasi con gli occhi lucidi.
Mi giro per rivestirmi, e la sua voce mi dice che se lo voglio devo pregarlo.
Dopo qualche secondo in cui sono rimasta stordita, mi giro e gli dico che ho voglia di fare sesso con lui, e lui mi risponde che quello non è pregare, e non è pregare da puttana bianca.
Aggiungo alla mia frase un “ti prego” e mi arriva uno schiaffo.
Mi spinge una mano sulla spalla, e mi fa inginocchiare, io pronuncio di nuovo la frase di prima, e mi arriva un altro schiaffo.
Mi da un altro suggerimento su come pregare, e andiamo avanti a suggerimenti e schiaffi, fino a che dalla mia bocca non esce questa frase: “La prego, mi scopi, mi inculi, e mi usi, come la puttana bianca che sono. La prego ho bisogno di essere usata da un cazzo nero”
Appena finito di pronunciare, mi spinge il suo cazzo in bocca, mi prende per i capelli mi fa alzare, mi spinge sul letto, e li, mi sodomizza. Sento che sta per venire, ma si ferma, mi tira su, seduta sul bordo del letto, mi rimette il cazzo in bocca, e comincia a scoparmela tenendomi la testa con le sue mani sulla mia nuca, quando viene spinge forte le mia testa verso di lui. Sono imprigionata. Soffoco, ma lui non molla la presa. Ingoio, mi libera.
Sono sfinita, e mezza dolorante.
Mentre va in bagno, mi dice di scrivere la mia mail, al suo ritorno, mi ordina di vestirmi e di andarmene.
Quando mi sto per mettere le mutandine, mi ferma e se le fa dare, dicendomi che le porterà con li come ricordo della sua puttana bianca italiana.
Sono le 3 di notte quando salgo in macchina, e durante il viaggio di ritorno verso casa, la mia mente è leggera come se fossi un po’ brilla. Non penso a nulla, nemmeno che non ho le mutandine.
Baciotti Elena

giovedì 28 ottobre 2010

Il Giorno Dopo la Pillola del Giorno Dopo


Come potrete certamente capire, la notte che passo dopo essere stata in ospedale con Alex, è una notte insonne. Alle 7 la sveglia suona, e io ho gli occhi completamente aperti e lucidi. Mi alzo dal letto a fatica e svogliata e come un robot, mi vesto, e vado al lavoro.
Rivedrò quel bastardo di Mark, quel pezzo di merda che mi ha fatto passare la notte più brutta della mia vita. Ero nervosissima, avevo una voglia di picchiarlo, di prenderlo a schiaffi di urlargli in faccia tutti gli insulti che conoscevo.
Quel pomeriggio sarebbe dovuto essere il primo pomeriggio di cassa integrazione per me, e il primo pomeriggio intero infrasettimanale di lavoro per Elena, ma proprio non ne ho voglia, proprio non me la sento, anzi quella mattina metto completamente in dubbio la continuazione della vita di Elena.
Lui entra insieme alla mia collega e al mio capo, e mi saluta a stento come il giorno prima.
Io non lo saluto per nulla, giro la testa verso il monitor del pc e continuo a lavorare.
Alle 13.00 sono già in casa, nel mio letto e finalmente riesco a chiudere occhio.
Vengo svegliata dal suono del cellulare poco dopo le 18.00, rincoglionita come solo io posso essere quando mi sveglio, frugo alla ricerca di quella maledetta suoneria che mi ha svegliata, nella borsa che ho buttato ai piedi del letto qualche ora prima. Rispondo.
Sono ancora addormentata, a voce parla in inglese, non capsico nulla cerco di concentrarmi e apro un po’ di più gli occhi. Ho risposto al cellulare di Elena senza essermene accorta e al telefono c’è Mark.
Mi dice che vuole vedermi dopo cena nel suo hotel, gli rispondo che non sono disponibile, lui insiste e dopo 5 minuti di tira e molla cedo.
Doccia velocissima, e altrettanto velocemente mi cambio, e mi faccio bella nonostante abbai deciso di andare all’appuntamento, solo per chiarire che per lui non sarò più Elena.
Esco velocemente di casa, prima che la casa si riempia di genitori e fratelli vari, e non appena sono abbastanza lontana da casa tanto da essere sicura di non poter più incrociare nessuno dei miei parenti stretti, mando un messaggio a mia madre dicendole che vado a cena con amici e poi a bere qualcosa e che quindi rientrerò tardi.
L’appuntamento con Mark è fissato per le 22.00, sono le 18.45 e penso a cosa posso fare per 3 ore.
Chiamo Alex, non so perché, come giustificazione mi dico che lo sto facendo per ringraziarlo per la notte prima.
Nel mezzo della telefonata gli chiedo se vuole bere un aperitivo, alle 19.30 ci vediamo in un bar in centro città. Mentre lo aspetto ricevo un paio di telefonate che chiedevano un appuntamento con Elena, che devo necessariamente e fortunatamente rifiutare (non avevo la minima voglia di lavorare). Quando lui arriva, metto la vibrazione al cellulare di Elena, ma non lo spengo chissà mai che Mark voglia anticipare o posticipare l’appuntamento chiarificatore.
Parliamo molto del più e del meno, ma lui con il suo solito tatto da vero gentil’uomo di altri tempi, non accenna minimamente alla serata precedente, non fa una sola domanda, sorride, ed è un sorriso sincero e felice, lo riconosco, il suo sguardo è lucente, brilla, si rabbuia solo verso le 21.30, quando gli dico che ho un appuntamento e che devo andare.
Ricordo di aver pensato che quel rattristarsi fosse dovuto al fatto che sperava di passare al serata con me.
Ci salutiamo, davanti alla mia macchina, tra bacini sulle guance, questa volta però i suoi baci non sono così affettuosi come la sera prima, c’è qualcosa che non va, ma non so cosa.
Alle 22.15 arrivo in hotel, entro e chiedo alla reception se Mark è in camera, provano a chiamarlo, ma non risponde nessuno, così mi accomodo su uno dei divanetti e comincio a sfogliare una rivista.
Dopo 20 minuti arriva uno dei dipendenti della reception, dicendomi che Mark mi aspetta in camera.
È rientrato e non l’ho visto, come ha fatto, ma lui mi ha vista, per farmi chiamare dal tizio deve per forza avermi vista, e allora perché non mi ha chiamata direttamente. Io non volevo salire nella sua camera, volevo parlargli ma senza salire in camera con lui. Questi sono i miei pensieri, mentre l’ascensore sale i 5 piani per arrivare in camera sua.
Davanti alla sua porta mi accorgo di essere nuovamente nervosa, ho le mani sudate e il cuore batte forte.
Busso.
Lui apre a petto nudo e pantaloni, senza parlare, mi da un bacio in bocca che io ricambio, mi prende per mano, e mi fa entrare. Chiude la porta e nuovamente mi bacia.
Dopo qualche secondo, mi stacco da lui respingendolo, e gli dico che ho necessità di parlargli e di chiarire un paio di cose.
Lui calmo e placido, si siede sulla poltrona mentre io rimango in piedi di fronte a lui, come una studentessa di fronte al prof che al interroga. Non emette una sola parola, e io li tesa, in silenzio, non so cos dire e da dove partire.
Incomincio a parlare, lui tace e mi ascolta, gli dico che per motivi personali e professionali, non voglio più che lui mi contatti come Elena, non voglio più fare sesso con lui, questo il sunto di ciò che gli ho detto in penso 5 minuti di monologo.
Alla fine, lui si alza, mi viene vicino, mi bacia come se non avessi mai detto nulla. Le sue grosse mani mi stringono il viso.
Mi spinge indietro e io cado sul letto, lui mi salta sopra e comincia a toccarmi il seno, le sue gambe sono larghe ai miei fianchi, non riesco a muovermi minimamente, si slaccia i pantaloni, tira fuori il suo membro già duro, e me lo mette davanti alle labbra a pochi cm, senza che mi dica nulla, alzo la testa e lo accolgo in bocca.
Esce dalla mia bocca, solo quando vuole scoparmi, si tira indietro un po’, alza la mia gonna, scosta il perizoma.
Da quando ho bussato alla sua porta, la sua bocca non ha ancora emesso un suono.
Mi penetra, da un paio di colpi, io chiudo gli occhi, ed ecco la sua voce: “Puttana guardami!” le sue prime parole, poi continua al sua penetrazione. Sono eccitata, sono molto eccitata, ma mi ricordo del profilattico, cosi gli chiedo per favore di non venire o di mettersi il profilattico che ho in borsa.
Lui mi zittisce con uno schiaffo, e poi comincia a parlare, e a insultarmi.
Mi gira e nuovamente mi sodomizza. Termina li,nel mio ano, dopo qualche minuto il suo andirivieni nel mio corpo.
Si toglie da me, mi fa girare, prendendomi le spalle mi fa alzare e mi fa accomodare sulla poltrona, dove prima era seduto lui.
Comincia a parlare calmo come sempre. Il discorso è lungo lunghissimo interminabile, e io mi sento nuovamente sotto esame.
Mi preannuncia che ogni mese sarà in azienda da me per 3 giorni, mi dice che è stato felice di vedermi su quel sito, che vuole assolutamente avermi come sua puttana italiana, che vuole che io sia la sua puttana bianca italiana (esattamente le sue parole). Ogni volta che verrà in Italia, me lo dirà anticipatamente usando la mail che io gli devo dare, e che io gli devo riservare una notte intera da cena al mattino.
Mi dice che lui è molto dominante, e che per lui il sesso è fatto in quel modo, non in altro non con dolcezze varie, anzi, che imparerò a compiacerlo anche in altri modi. La mia tariffa sarà fissa 250 euro per tutta la notte. Mi dice che non intende usare il profilattico, e che mi ha fatto un favore a non venire nella mia vagina, quindi, mi dice di pensarci in qualche modo io. Sottolinea il fatto però che io devo sempre usare il profilattico con i miei clienti (non c’era bisogno di dirlo!!!).
Quando finisce mi chiede se ho capito tutto, e io annuisco con la testa.
Non ho ancora oggi capito il perché, ma Mark, ha un ascendente particolare su di me.
Quando non c’è, perché in Inghilterra lo detesto, ma poi appena leggo una sua mail (mi scrive costantemente non solo per annunciarmi il suo arrivo), mi sciolgo, e quando è qui, non riesco a dirgli di no, in nulla.
Elena

Paura

Dalla doccia di quella sera incominciano dei momenti di terrore. Dio mio solo a ricordare quei momenti mi ritorna forte la paura di allora.
Ve lo immaginate se lo fossi stata? Cosa avrei fatto? Cosa avrei detto? Come avrei giustificato l’eventuale nascita di un bimbo di colore?
Uscita dalla doccia mi chiudo in camera, ero veramente impanicata, non sapevo dove sbattere la testa e cosa fare, ero talmente agitata che non riuscivo nemmeno a piangere.
Con solo quel pensiero per al teta mi infilo una tuta e esco di casa di corsa, giro in macchina per un paio di ore, mi fermo nel parcheggio di un supermercato, e li si che piango,piango a dirotto per non so quanto.
Prendo il mio cellulare ufficiale e scorrendo la rubrica chiamo un numero. Alex, il mio ex sto chiamando proprio lui , il ragazzo che ho lasciato mesi prima, non so perché sto chiamando lui, ancora oggi non so darmi una spiegazione, forse perché sapevo che in fondo, lui ci sarebbe sempre stato per me, e io per lui. Era praticamente 6 mesi che non ci sentivamo se non qualche volta nei primi tempi (lui chiamava me ogni giorno), o per gli auguri di Natale, e cose simili. Squilla per un’eternità, ma non risponde, in fondo è passata al mezzanotte, quindi sarebbe anche plausibile che stia dormendo e non senta il telefono.
Risponde sorpreso di vedere il mio numero a quell’ora di notte, e si sente e si capisce dalle sue parole che è preoccupato.
All’inizio cerco di restare calma e di non rivelargli il motivo della mia chiamata, penso che forse ho solo bisogno di una voce amica, e nulla più, invece poi ad un tratto scoppio nuovamente a piangere e gli chiedo se possiamo vederci un attimo che gli devo parlare, lui, gentile e premuroso come solo lui sa essere mi chiede dove sono e mi dice di non muovermi, il tempo tecnico di arrivare e sarà da me.
Quando gli dico dove sono mi accorgo che sono parcheggiata proprio a 5 minuti di macchina da casa sua, nel parcheggio di quel supermercato ci eravamo fermati spesso la notte per fare l’amore. Una casualità? Un fatto inconscio? Non lo so.
Ho solo 5 minuti, per pensare a cosa dirgli, e vado ancora più in panico, certo non posso dirgli tutto, di certo non posso digli “sai Alex, ho fatto questo quest’altro e poi sai adesso ho un secondo lavoro che mi rende benissimo faccio la prostituta e oggi un cliente di colore mi è venuto dentro e adesso ho paura di essere incinta …”
Mentre penso e ripenso a cosa dire ad Alex, i 5 minuti sono passati, e la macchina di Alex è parcheggiata di fianco alla mia, lui scende, apre la mia portiera e chiamandomi “piccola” (il mio nomignolo quando stavamo insieme) mi abbraccia e mi chiede cos’ho.
Di nuovo pianti, e poi la mezza verità, improvvisata al momento.
Gli racconto che qualche sera prima ho conosciuto un ragazzo, e quella sera dopo il lavoro ero andata con lui a farmi un aperitivo e poi lo avevamo fatto, e un po’ per l’alcool, un po’ per il resto insomma mi era venuto dentro e io non prendevo la pillola da quando io e lui ci eravamo lasciati.
Lui, fingendo di credere a tutta la storia, con il suo classico pragmatismo, mi fa scendere dalla macchina, e mi fa salire sulla sua, chiude la mia macchina, e parte. Mezz’ora dopo eravamo in ospedale, con lui che mi teneva la mano, e che parlava per me. La pillola del giorno dopo, è stata la mia salvezza.
Alex mi riaccompagna alla macchina stiamo ancora un po’ abbracciati, mi coccola, e mi dice che mi richiamerà domani, per sapere come sto, poi mi saluta con un bacio sulla fronte.
Non ci ho fatto caso subito, ma solo dopo qualche giorno con il susseguirsi degli eventi, noto ricordando quella sera, che salutandomi aveva tutta la possibilità di baciarmi in bocca (e io avrei ricambiato, lui è e sarà sempre nel mio cuore), ma non lo ha fatto, ha mirato subito la fronte, un bacio tanto casto quanto intimo e affettuoso.
Elena

mercoledì 27 ottobre 2010

Quelle Due Ore con Mark

Entro in camera di Mark con le gambe che tremano.
Non c’è Elena con lui, ci sono io, lui sa chi sono nelle realtà, non c’è il filtro di un nome falso, di un nome d’arte, lui sa che macchina ho, dove lavoro, conosce il mio nome vero.
Lui sicuro di se, appoggia le sue valige, si toglie la giacca, da cui estrae il portafoglio e lo getta sul letto, prende la borsa con dentro il portatile, e apre nuovamente il file di Elena, mentre io sono ancora in piedi appena dentro al stanza.
Mi guarda, il signore che è Mark nella vita professionale, sparisce come apre bocca.
Chiamandomi puttana, mi ordina di andare da lui e inginocchiarmi, mentre lui si slaccia i pantaloni.
Come un automa, eseguo, e mi ritrovo il suo cazzo nero e ancora moscio in bocca.
Lentamente gli diventa duro e grosso, lo sento crescere nella mia bocca, mentre lui continua a parlare intercalando le parole della frase con insulti nei miei confronti.
Non so quanti minuti ho trascorso in ginocchio con il suo cazzo in bocca, so che ad un certo punto, mi prende per i capelli chiamandomi con il solito nomignolo, mi fa alzare, mi spinge sul letto, mi alza la gonna e mi toglie le mutandine, prende il portafoglio, e mi chiede quanto è la mia tariffa per tutto.
Tutto, ecco la parola che mi mette agitazione … tutto. 500 euro rispondo, prende 5 pezzi da 100 e li butta sul letto, mi gira pancia sotto, mi apre le gambe, mi tocca vagina e buchino, mi prende le caviglie e mi tira verso di se, mi mette una mano sotto sulla pancia e mi fa alzare un po’ il bacino, mi allarga le natiche e subito dopo lo sento entrare. Lo sento deflorare nuovamente il mio ano. Mi fa male lui lo percepisce, ma non smette anzi, continua. Ad un tratto esce, ma senza darmi tregua rientra subito nella mia vagina ancora colpi forti, poi senza uscire da me, mi gira a pancia in su, e riprende a darmi colpi sempre più forti, mi dice di aprire gli occhi di guardarlo in faccia mentre gode dentro di me.
Si sdraia sopra di me, io immobile. Esce, ma rimane li, sopra di me.
Guarda l’ora è tardi, mi dice di andarmene, che si deve preparare, gli chiedo di poter usare il bagno per lavarmi, mi risponde di no, che non c’è tempo.
Mi rimetto le mutandine, ed esco dalla sua camera. Mi rimetto in macchina, e invece che andare all’aperitivo con le mie amiche, vado verso casa.
Quando arrivo a casa, mi chiudo subito in bagno e mi faccio subito la doccia, e li mi accorgo. In quel momento mi accorgo che con Mark non ho usato il profilattico, e che lui mi è venuto dentro e mi “ricordo” che mesi prima quando ho lascito il mio ex ragazzo, ho smesso la pillola.
Dio che guaio se …
Baci Elena

Il Ritorno di Mark

Prima settimana di giugno e come programmato la settimana precedente il mercoledì arriva a farci visita in azienda Mark. I giorni precedenti ero molto, molto nervosa, non sapevo come sarebbe andata. L’ultima volta che avevo visto (si fa per dire visto che io ero stesa a pancia in giù e lui sopra di me) Mark era in una camera d’albergo e mi aveva appena sverginata analmente.
Non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione, avevo paura questo si. Avevo addirittura pensato di darmi malata per tutta la settimana.
Alla fine decido di affrontare la cosa, visto che era presumibile che Mark sarebbe venuto spesso in Italia, e che non potevo ogni volta che veniva lui scappare.
Quel mercoledì mattina sono nervosissima, sono in ufficio da sola, fino a metà mattina, visto che la mia collega, e il capo sono andati a prenderlo in aeroporto.
Quando arrivano lui mi saluta in modo naturale come avrebbe fatto chiunque e io ricambio allo stesso modo.
La giornata passa quasi senza nemmeno che ci vediamo, loro tre chiusi nell’ufficio del capo, e io nel mio.
Stavo preparandomi per uscire e andare a fare l’aperitivo con le mie amiche, quando il capo mi chiama nel suo ufficio e mi dice se potevo accompagnare io Mark in hotel, visto che lui e la mia collega dovevano scappare a casa per prepararsi, per poi passarlo a prendere per portarlo a cena,m e i tempi erano stretti epr entrambi.
Io (come al mio solito) non riesco a dire di no. Saliamo in macchina e non spiaccico una parola, il suo hotel è a circa 15 minuti di strada dall’ufficio, il tempo però sembra non scorrere mai e quei 15 minuti sembrano ore. Arrivati nel parcheggio dell’hotel, mi ringrazia prima di dirmi che ha 2 ore libere di salire con lui che ha voglia di scopare. Gli spiego quello che è capitato la volta scorsa è stato un caso, che non si ripeterà mi più, lui ride, apre il suo portatile, apre un file salvato sul desktop, e me lo mostra: sono io, cioè Elena.
Rimango di sasso, non so cosa dire, cosa fare.
Lui chiude il portatile, lo rimette in borsa, e con il braccio teso, mi indica un parcheggio libero, io quasi meccanicamente e senza pensarci mi ci avvio.
Poco dopo mi ritrovo in camera sua.
A dopo Elena

martedì 26 ottobre 2010

I Primi Mesi di Elena

Il mese di aprile mi regala molti clienti, e ho anche la necessità di cambiare sito, e di mettere delle foto un po’ più “professionali”, così all’inizio di maggio, approfittando della crisi, e del fatto che ho molti giorni di fere arretrati, fisso appuntamento, con un fotografo, che lavora nel capoluogo di provincia accanto al mio, così da non essere per nulla conosciuta.

Passo praticamente tutta la mattinata fino alle 13.30 nel suo studio per un totale di quasi 100 scatti di cui ne scelgo una decina per il nuovo sito.
Come dicevo sopra, incontro molti clienti nuovi (oltre a un paio di volte Massimo e un’altra volta Alessandro), e questo grazie al fatto che ho steso una quotidianità per la mia vera identità e una per Elena.
Elena in quel periodo esiste il lunedì e il martedì dalle 18.00 alle 22.00 (il telefono viene acceso all’ora di pranzo e alle 17.00 in punto), il venerdì dalle 15.30 a notte fonda (grazie ad un accordo con il mio capo che mi permette di fare  un oretta e mezza in più suddivisa fra mercoledì e giovedì), e poi il sabato dalle 11.00 alle 17.00.
In questo modo riesco mediamente a fare 2 clienti ogni volta che Elena è disponibile.
Mi ero abituata a questo tran tran, e mi ero anche piuttosto abituata ad accogliere dentro di me i vari personaggi che di volta in volta mi si paravano dinnanzi.
Purtroppo nel mezzo del mese di maggio, una “bella” notizia doveva arrivare, altrimenti sarebbe stato tutto troppo facile.
Un venerdì mattina il capo, convoca una riunione in officina a cui dobbiamo essere presenti anche io e la mia collega. L’organigramma aziendale a maggio era composto da 21 operai, 2 impiegate e poi il capo.
La crisi economica aveva toccato anche noi ormai da più di un anno, tanto che erano stati annullati tutti gli straordinari, e quando proprio non si poteva fare a meno di fare qualche ora in più, queste ore non ti venivano pagate, ma ti venivano messe “a recupero”, ossia senza che fossero segnate su documenti ufficiali, ogni ora lavorata in più (preventivamente autorizzata dal capo ovviamente), ti dava diritto a rimanere a casa 2 ore pagato. Quella mattina, ci comunicò che causa la crisi, aveva chiesto la possibilità di fare la cassa integrazione, (cosa che già sapevamo) e che gli era stata concessa, quindi dal 1° giugno, ogni settimana metà dell’officina e metà dell’ufficio a turno, sarebbe rimasta a casa un giorno.
Ovviamente questo suscitò malumore in tutti, anche in me inizialmente. Si inizialmente, perché durante il week end, ci ho ragionato sopra e in realtà, mi sembrava potesse essere un ottima opportunità, infatti, economicamente non cambiava un gran che, soprattutto visto che avevo un secondo lavoro molto redditizio, ma se riuscivo a sfruttare la situazione a mio vantaggio, ci avrei anche guadagnato.
Il lunedì seguente parali con il mio capo, e gli chiesi se era possibile fare invece che un giorno intero ogni 2 settimane fare un pomeriggio a settimana, ovviamente che non andasse a coincidere con il giorno di assenza della mia collega.
Il capo non fa storie, anzi, così concordo con la mia collega, che io ogni giovedì pomeriggio, non ci sarò.
A quel punto, Elena acquisisce un pomeriggio in più di vita, e con esso nuovi clienti ed esperienze.
Un bacio Elena

lunedì 25 ottobre 2010

La Settimana di Pasqua


La settimana successiva al secondo incontro con Massimo, è la settima, che porta a Pasqua, e decido di non accendere il cellulare fino al martedì dopo Pasquetta.
Essendo ancora in ferie (brutta cosa la crisi che c’era e c’è in giro), sono in ferie per tutta la settimana, così poco prima di mezzogiorno riaccendo il telefonino, ho 2 messaggi di Massimo, e dopo pochi minuti arriva la sua chiamata. Fisso un appuntamento con lui per il primo pomeriggio.
Scopro sempre di più questo Massimo, e mi piace, e difficilmente io sbaglio giudizio.
Stiamo insieme 3 o 4 ore, nelle quali oltre a consumare parliamo molto, così ho modo di conoscerlo sempre più. Fisicamente continua a non piacermi, e anche il suo modo di fare sesso, non mi piace (anche se con il tempo, e la frequentazione, diciamo che ho cambiato idea), ma lui come persona mi piace, e mi piace parlarci.
Il martedì lavorativo inizia e finisce con Massimo.
Mercoledì, invece conosco quello che diverrà un altro mio cliente fisso. Fra le 14.00 e le 20.00 faccio 3 appuntamenti in 2 motel diversi, e durante l’ultimo conosco Alessandro, una persona fin da subito piacevole, 40 anni separato, un lavoro in banca, (ovviamente tutte queste cose le vengo a sapere con l tempo), niente figli e per sua definizione una vita a sopravvivere.
Arriva verso le 18.30, e si ferma poco più di un ora, non è un brutto uomo, ma non è il genere che piace a me, tropo biondo, troppo bianco di carnagione, troppo alto e magro, per i miei gusti.
Ha una passione sfrenata per i piedi, che mi confessa subito. Per me è una cosa stranissima, mai fatto prima, mai avuto prima un uomo, che avendomi nuda nel letto, con le gambe aperte, si dedica a leccarmi i piedi, e ci passa un bel po’ di tempo. Solo alla fine consuma realmente e velocissimamente.
Faccio un salto in avanti nel tempo, e vi dico subito che con Alessandro, i primi di settembre ho fatto un accordo: lui viene da me 1 volta la settimana per 2 ore, non mi penetra, vuole solo leccarmi i piedi, e poi devo masturbarlo con i piedi, e farlo venire proprio li, ovviamente per lui e per le sue esigenze abbiamo anche stabilito una tariffa speciale, che però mi da anticipatamente al primo incontro del mese.
Tornado ad Aprile, quella settimana essendo in ferie mi dedico molto a Elena, la faccio vivere quotidianamente ogni pomeriggio fino alle 20.00.
Continuo a mettere i proventi di questo nuovo lavoro nel cassetto delle mutandine, così alla fine della settimana, mi accorgo che quel cassetto è riempito più da banconote che da mutandine. Oltre a Massimo ed Alessandro quella settimana faccio altri 7 clienti.
Fatti 2 conti solo quella settimana ho preso 1800,00 euro, ben oltre ciò che prendo in un mese con il lavoro di impiegata.
I soldi nel cassetto cominciano a diventare tanti, troppi, così penso di evitare di utilizzare i soldi che vanno sul mio conto corrente dove viene accreditato anche lo stipendio, di utilizzare i soldi in contanti che derivano dal mio lavoro extra per tutte le spese quotidiane, ma per evitare di diventare spendacciona (in fondo lo sono già abbastanza!!!) decido comunque di mettere il 50% di tutti i guadagni, nel cassetto, gisuto per avere una scorta, mentre l’altra metà la metterò nel portafoglio.

Arrivato primo cliente del giorno e della settimana a dopo, baci e commentate please, fatemi domande, scrivete anche solo ciao …. Ma datemi un segno!!!

Elena