martedì 16 novembre 2010

Torno a Scrivere

Torno a scrivere dopo un po’ di giorni. Non ho smesso di scrivere per chissà quale motivo, semplicemente ho voluto rileggere attentamente il tutto, e rifletterci.
Stavo correndo un po’ nel raccontarvi tutto, e mi sono detta “… una volta che poi arrivo all’oggi, che racconto?”, mi spiego non è che ogni giorno capiti qualcosa di così eclatante da dover essere raccontato, quindi, fatta questa riflessione, continuerò a scrivere, con una certa frequenza, ma cercherò di non esagerare.
Riprendo ora da dove avevo lasciato.
Dopo avermi fatto quel discorso mi dice di spogliarmi completamente, io lo faccio, mentre lui va in bagno a lavarsi. Quando torna, mi fa stendere sul letto, a pancia in su, mi sale sopra, ho le sue natiche a pochi centimetri dalla mia bocca, si siede sulla mia faccia, quasi soffoco, respiro a fatica e respiro un cattivo odore, lui no parla, rimane in quella posizione per un tempo indefinibile che a me sembra un’eternità, poi mi libera il viso, scende gioca con le sue mani enormi con la mia vagina, e il mio culetto, ci passa molto tempo, e alla fine, quando smette, sono un lago di umori, aperta vogliosa.
Si sposta, si alza in piedi, e mi dice di andarmene. Io rimango allibita, lui mi prende per un baraccio mi strattona , emi dice di andarmene.
Io non capisco, mi ha portata a essere eccitatissima, e ora mi vuole cacciare, non capsico proprio.
Mi getta i miei vestiti in mano. Io sono in piedi davanti a lui, e lui in silenzio, mentre io lo guarda quasi con gli occhi lucidi.
Mi giro per rivestirmi, e la sua voce mi dice che se lo voglio devo pregarlo.
Dopo qualche secondo in cui sono rimasta stordita, mi giro e gli dico che ho voglia di fare sesso con lui, e lui mi risponde che quello non è pregare, e non è pregare da puttana bianca.
Aggiungo alla mia frase un “ti prego” e mi arriva uno schiaffo.
Mi spinge una mano sulla spalla, e mi fa inginocchiare, io pronuncio di nuovo la frase di prima, e mi arriva un altro schiaffo.
Mi da un altro suggerimento su come pregare, e andiamo avanti a suggerimenti e schiaffi, fino a che dalla mia bocca non esce questa frase: “La prego, mi scopi, mi inculi, e mi usi, come la puttana bianca che sono. La prego ho bisogno di essere usata da un cazzo nero”
Appena finito di pronunciare, mi spinge il suo cazzo in bocca, mi prende per i capelli mi fa alzare, mi spinge sul letto, e li, mi sodomizza. Sento che sta per venire, ma si ferma, mi tira su, seduta sul bordo del letto, mi rimette il cazzo in bocca, e comincia a scoparmela tenendomi la testa con le sue mani sulla mia nuca, quando viene spinge forte le mia testa verso di lui. Sono imprigionata. Soffoco, ma lui non molla la presa. Ingoio, mi libera.
Sono sfinita, e mezza dolorante.
Mentre va in bagno, mi dice di scrivere la mia mail, al suo ritorno, mi ordina di vestirmi e di andarmene.
Quando mi sto per mettere le mutandine, mi ferma e se le fa dare, dicendomi che le porterà con li come ricordo della sua puttana bianca italiana.
Sono le 3 di notte quando salgo in macchina, e durante il viaggio di ritorno verso casa, la mia mente è leggera come se fossi un po’ brilla. Non penso a nulla, nemmeno che non ho le mutandine.
Baciotti Elena

giovedì 28 ottobre 2010

Il Giorno Dopo la Pillola del Giorno Dopo


Come potrete certamente capire, la notte che passo dopo essere stata in ospedale con Alex, è una notte insonne. Alle 7 la sveglia suona, e io ho gli occhi completamente aperti e lucidi. Mi alzo dal letto a fatica e svogliata e come un robot, mi vesto, e vado al lavoro.
Rivedrò quel bastardo di Mark, quel pezzo di merda che mi ha fatto passare la notte più brutta della mia vita. Ero nervosissima, avevo una voglia di picchiarlo, di prenderlo a schiaffi di urlargli in faccia tutti gli insulti che conoscevo.
Quel pomeriggio sarebbe dovuto essere il primo pomeriggio di cassa integrazione per me, e il primo pomeriggio intero infrasettimanale di lavoro per Elena, ma proprio non ne ho voglia, proprio non me la sento, anzi quella mattina metto completamente in dubbio la continuazione della vita di Elena.
Lui entra insieme alla mia collega e al mio capo, e mi saluta a stento come il giorno prima.
Io non lo saluto per nulla, giro la testa verso il monitor del pc e continuo a lavorare.
Alle 13.00 sono già in casa, nel mio letto e finalmente riesco a chiudere occhio.
Vengo svegliata dal suono del cellulare poco dopo le 18.00, rincoglionita come solo io posso essere quando mi sveglio, frugo alla ricerca di quella maledetta suoneria che mi ha svegliata, nella borsa che ho buttato ai piedi del letto qualche ora prima. Rispondo.
Sono ancora addormentata, a voce parla in inglese, non capsico nulla cerco di concentrarmi e apro un po’ di più gli occhi. Ho risposto al cellulare di Elena senza essermene accorta e al telefono c’è Mark.
Mi dice che vuole vedermi dopo cena nel suo hotel, gli rispondo che non sono disponibile, lui insiste e dopo 5 minuti di tira e molla cedo.
Doccia velocissima, e altrettanto velocemente mi cambio, e mi faccio bella nonostante abbai deciso di andare all’appuntamento, solo per chiarire che per lui non sarò più Elena.
Esco velocemente di casa, prima che la casa si riempia di genitori e fratelli vari, e non appena sono abbastanza lontana da casa tanto da essere sicura di non poter più incrociare nessuno dei miei parenti stretti, mando un messaggio a mia madre dicendole che vado a cena con amici e poi a bere qualcosa e che quindi rientrerò tardi.
L’appuntamento con Mark è fissato per le 22.00, sono le 18.45 e penso a cosa posso fare per 3 ore.
Chiamo Alex, non so perché, come giustificazione mi dico che lo sto facendo per ringraziarlo per la notte prima.
Nel mezzo della telefonata gli chiedo se vuole bere un aperitivo, alle 19.30 ci vediamo in un bar in centro città. Mentre lo aspetto ricevo un paio di telefonate che chiedevano un appuntamento con Elena, che devo necessariamente e fortunatamente rifiutare (non avevo la minima voglia di lavorare). Quando lui arriva, metto la vibrazione al cellulare di Elena, ma non lo spengo chissà mai che Mark voglia anticipare o posticipare l’appuntamento chiarificatore.
Parliamo molto del più e del meno, ma lui con il suo solito tatto da vero gentil’uomo di altri tempi, non accenna minimamente alla serata precedente, non fa una sola domanda, sorride, ed è un sorriso sincero e felice, lo riconosco, il suo sguardo è lucente, brilla, si rabbuia solo verso le 21.30, quando gli dico che ho un appuntamento e che devo andare.
Ricordo di aver pensato che quel rattristarsi fosse dovuto al fatto che sperava di passare al serata con me.
Ci salutiamo, davanti alla mia macchina, tra bacini sulle guance, questa volta però i suoi baci non sono così affettuosi come la sera prima, c’è qualcosa che non va, ma non so cosa.
Alle 22.15 arrivo in hotel, entro e chiedo alla reception se Mark è in camera, provano a chiamarlo, ma non risponde nessuno, così mi accomodo su uno dei divanetti e comincio a sfogliare una rivista.
Dopo 20 minuti arriva uno dei dipendenti della reception, dicendomi che Mark mi aspetta in camera.
È rientrato e non l’ho visto, come ha fatto, ma lui mi ha vista, per farmi chiamare dal tizio deve per forza avermi vista, e allora perché non mi ha chiamata direttamente. Io non volevo salire nella sua camera, volevo parlargli ma senza salire in camera con lui. Questi sono i miei pensieri, mentre l’ascensore sale i 5 piani per arrivare in camera sua.
Davanti alla sua porta mi accorgo di essere nuovamente nervosa, ho le mani sudate e il cuore batte forte.
Busso.
Lui apre a petto nudo e pantaloni, senza parlare, mi da un bacio in bocca che io ricambio, mi prende per mano, e mi fa entrare. Chiude la porta e nuovamente mi bacia.
Dopo qualche secondo, mi stacco da lui respingendolo, e gli dico che ho necessità di parlargli e di chiarire un paio di cose.
Lui calmo e placido, si siede sulla poltrona mentre io rimango in piedi di fronte a lui, come una studentessa di fronte al prof che al interroga. Non emette una sola parola, e io li tesa, in silenzio, non so cos dire e da dove partire.
Incomincio a parlare, lui tace e mi ascolta, gli dico che per motivi personali e professionali, non voglio più che lui mi contatti come Elena, non voglio più fare sesso con lui, questo il sunto di ciò che gli ho detto in penso 5 minuti di monologo.
Alla fine, lui si alza, mi viene vicino, mi bacia come se non avessi mai detto nulla. Le sue grosse mani mi stringono il viso.
Mi spinge indietro e io cado sul letto, lui mi salta sopra e comincia a toccarmi il seno, le sue gambe sono larghe ai miei fianchi, non riesco a muovermi minimamente, si slaccia i pantaloni, tira fuori il suo membro già duro, e me lo mette davanti alle labbra a pochi cm, senza che mi dica nulla, alzo la testa e lo accolgo in bocca.
Esce dalla mia bocca, solo quando vuole scoparmi, si tira indietro un po’, alza la mia gonna, scosta il perizoma.
Da quando ho bussato alla sua porta, la sua bocca non ha ancora emesso un suono.
Mi penetra, da un paio di colpi, io chiudo gli occhi, ed ecco la sua voce: “Puttana guardami!” le sue prime parole, poi continua al sua penetrazione. Sono eccitata, sono molto eccitata, ma mi ricordo del profilattico, cosi gli chiedo per favore di non venire o di mettersi il profilattico che ho in borsa.
Lui mi zittisce con uno schiaffo, e poi comincia a parlare, e a insultarmi.
Mi gira e nuovamente mi sodomizza. Termina li,nel mio ano, dopo qualche minuto il suo andirivieni nel mio corpo.
Si toglie da me, mi fa girare, prendendomi le spalle mi fa alzare e mi fa accomodare sulla poltrona, dove prima era seduto lui.
Comincia a parlare calmo come sempre. Il discorso è lungo lunghissimo interminabile, e io mi sento nuovamente sotto esame.
Mi preannuncia che ogni mese sarà in azienda da me per 3 giorni, mi dice che è stato felice di vedermi su quel sito, che vuole assolutamente avermi come sua puttana italiana, che vuole che io sia la sua puttana bianca italiana (esattamente le sue parole). Ogni volta che verrà in Italia, me lo dirà anticipatamente usando la mail che io gli devo dare, e che io gli devo riservare una notte intera da cena al mattino.
Mi dice che lui è molto dominante, e che per lui il sesso è fatto in quel modo, non in altro non con dolcezze varie, anzi, che imparerò a compiacerlo anche in altri modi. La mia tariffa sarà fissa 250 euro per tutta la notte. Mi dice che non intende usare il profilattico, e che mi ha fatto un favore a non venire nella mia vagina, quindi, mi dice di pensarci in qualche modo io. Sottolinea il fatto però che io devo sempre usare il profilattico con i miei clienti (non c’era bisogno di dirlo!!!).
Quando finisce mi chiede se ho capito tutto, e io annuisco con la testa.
Non ho ancora oggi capito il perché, ma Mark, ha un ascendente particolare su di me.
Quando non c’è, perché in Inghilterra lo detesto, ma poi appena leggo una sua mail (mi scrive costantemente non solo per annunciarmi il suo arrivo), mi sciolgo, e quando è qui, non riesco a dirgli di no, in nulla.
Elena

Paura

Dalla doccia di quella sera incominciano dei momenti di terrore. Dio mio solo a ricordare quei momenti mi ritorna forte la paura di allora.
Ve lo immaginate se lo fossi stata? Cosa avrei fatto? Cosa avrei detto? Come avrei giustificato l’eventuale nascita di un bimbo di colore?
Uscita dalla doccia mi chiudo in camera, ero veramente impanicata, non sapevo dove sbattere la testa e cosa fare, ero talmente agitata che non riuscivo nemmeno a piangere.
Con solo quel pensiero per al teta mi infilo una tuta e esco di casa di corsa, giro in macchina per un paio di ore, mi fermo nel parcheggio di un supermercato, e li si che piango,piango a dirotto per non so quanto.
Prendo il mio cellulare ufficiale e scorrendo la rubrica chiamo un numero. Alex, il mio ex sto chiamando proprio lui , il ragazzo che ho lasciato mesi prima, non so perché sto chiamando lui, ancora oggi non so darmi una spiegazione, forse perché sapevo che in fondo, lui ci sarebbe sempre stato per me, e io per lui. Era praticamente 6 mesi che non ci sentivamo se non qualche volta nei primi tempi (lui chiamava me ogni giorno), o per gli auguri di Natale, e cose simili. Squilla per un’eternità, ma non risponde, in fondo è passata al mezzanotte, quindi sarebbe anche plausibile che stia dormendo e non senta il telefono.
Risponde sorpreso di vedere il mio numero a quell’ora di notte, e si sente e si capisce dalle sue parole che è preoccupato.
All’inizio cerco di restare calma e di non rivelargli il motivo della mia chiamata, penso che forse ho solo bisogno di una voce amica, e nulla più, invece poi ad un tratto scoppio nuovamente a piangere e gli chiedo se possiamo vederci un attimo che gli devo parlare, lui, gentile e premuroso come solo lui sa essere mi chiede dove sono e mi dice di non muovermi, il tempo tecnico di arrivare e sarà da me.
Quando gli dico dove sono mi accorgo che sono parcheggiata proprio a 5 minuti di macchina da casa sua, nel parcheggio di quel supermercato ci eravamo fermati spesso la notte per fare l’amore. Una casualità? Un fatto inconscio? Non lo so.
Ho solo 5 minuti, per pensare a cosa dirgli, e vado ancora più in panico, certo non posso dirgli tutto, di certo non posso digli “sai Alex, ho fatto questo quest’altro e poi sai adesso ho un secondo lavoro che mi rende benissimo faccio la prostituta e oggi un cliente di colore mi è venuto dentro e adesso ho paura di essere incinta …”
Mentre penso e ripenso a cosa dire ad Alex, i 5 minuti sono passati, e la macchina di Alex è parcheggiata di fianco alla mia, lui scende, apre la mia portiera e chiamandomi “piccola” (il mio nomignolo quando stavamo insieme) mi abbraccia e mi chiede cos’ho.
Di nuovo pianti, e poi la mezza verità, improvvisata al momento.
Gli racconto che qualche sera prima ho conosciuto un ragazzo, e quella sera dopo il lavoro ero andata con lui a farmi un aperitivo e poi lo avevamo fatto, e un po’ per l’alcool, un po’ per il resto insomma mi era venuto dentro e io non prendevo la pillola da quando io e lui ci eravamo lasciati.
Lui, fingendo di credere a tutta la storia, con il suo classico pragmatismo, mi fa scendere dalla macchina, e mi fa salire sulla sua, chiude la mia macchina, e parte. Mezz’ora dopo eravamo in ospedale, con lui che mi teneva la mano, e che parlava per me. La pillola del giorno dopo, è stata la mia salvezza.
Alex mi riaccompagna alla macchina stiamo ancora un po’ abbracciati, mi coccola, e mi dice che mi richiamerà domani, per sapere come sto, poi mi saluta con un bacio sulla fronte.
Non ci ho fatto caso subito, ma solo dopo qualche giorno con il susseguirsi degli eventi, noto ricordando quella sera, che salutandomi aveva tutta la possibilità di baciarmi in bocca (e io avrei ricambiato, lui è e sarà sempre nel mio cuore), ma non lo ha fatto, ha mirato subito la fronte, un bacio tanto casto quanto intimo e affettuoso.
Elena

mercoledì 27 ottobre 2010

Quelle Due Ore con Mark

Entro in camera di Mark con le gambe che tremano.
Non c’è Elena con lui, ci sono io, lui sa chi sono nelle realtà, non c’è il filtro di un nome falso, di un nome d’arte, lui sa che macchina ho, dove lavoro, conosce il mio nome vero.
Lui sicuro di se, appoggia le sue valige, si toglie la giacca, da cui estrae il portafoglio e lo getta sul letto, prende la borsa con dentro il portatile, e apre nuovamente il file di Elena, mentre io sono ancora in piedi appena dentro al stanza.
Mi guarda, il signore che è Mark nella vita professionale, sparisce come apre bocca.
Chiamandomi puttana, mi ordina di andare da lui e inginocchiarmi, mentre lui si slaccia i pantaloni.
Come un automa, eseguo, e mi ritrovo il suo cazzo nero e ancora moscio in bocca.
Lentamente gli diventa duro e grosso, lo sento crescere nella mia bocca, mentre lui continua a parlare intercalando le parole della frase con insulti nei miei confronti.
Non so quanti minuti ho trascorso in ginocchio con il suo cazzo in bocca, so che ad un certo punto, mi prende per i capelli chiamandomi con il solito nomignolo, mi fa alzare, mi spinge sul letto, mi alza la gonna e mi toglie le mutandine, prende il portafoglio, e mi chiede quanto è la mia tariffa per tutto.
Tutto, ecco la parola che mi mette agitazione … tutto. 500 euro rispondo, prende 5 pezzi da 100 e li butta sul letto, mi gira pancia sotto, mi apre le gambe, mi tocca vagina e buchino, mi prende le caviglie e mi tira verso di se, mi mette una mano sotto sulla pancia e mi fa alzare un po’ il bacino, mi allarga le natiche e subito dopo lo sento entrare. Lo sento deflorare nuovamente il mio ano. Mi fa male lui lo percepisce, ma non smette anzi, continua. Ad un tratto esce, ma senza darmi tregua rientra subito nella mia vagina ancora colpi forti, poi senza uscire da me, mi gira a pancia in su, e riprende a darmi colpi sempre più forti, mi dice di aprire gli occhi di guardarlo in faccia mentre gode dentro di me.
Si sdraia sopra di me, io immobile. Esce, ma rimane li, sopra di me.
Guarda l’ora è tardi, mi dice di andarmene, che si deve preparare, gli chiedo di poter usare il bagno per lavarmi, mi risponde di no, che non c’è tempo.
Mi rimetto le mutandine, ed esco dalla sua camera. Mi rimetto in macchina, e invece che andare all’aperitivo con le mie amiche, vado verso casa.
Quando arrivo a casa, mi chiudo subito in bagno e mi faccio subito la doccia, e li mi accorgo. In quel momento mi accorgo che con Mark non ho usato il profilattico, e che lui mi è venuto dentro e mi “ricordo” che mesi prima quando ho lascito il mio ex ragazzo, ho smesso la pillola.
Dio che guaio se …
Baci Elena

Il Ritorno di Mark

Prima settimana di giugno e come programmato la settimana precedente il mercoledì arriva a farci visita in azienda Mark. I giorni precedenti ero molto, molto nervosa, non sapevo come sarebbe andata. L’ultima volta che avevo visto (si fa per dire visto che io ero stesa a pancia in giù e lui sopra di me) Mark era in una camera d’albergo e mi aveva appena sverginata analmente.
Non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione, avevo paura questo si. Avevo addirittura pensato di darmi malata per tutta la settimana.
Alla fine decido di affrontare la cosa, visto che era presumibile che Mark sarebbe venuto spesso in Italia, e che non potevo ogni volta che veniva lui scappare.
Quel mercoledì mattina sono nervosissima, sono in ufficio da sola, fino a metà mattina, visto che la mia collega, e il capo sono andati a prenderlo in aeroporto.
Quando arrivano lui mi saluta in modo naturale come avrebbe fatto chiunque e io ricambio allo stesso modo.
La giornata passa quasi senza nemmeno che ci vediamo, loro tre chiusi nell’ufficio del capo, e io nel mio.
Stavo preparandomi per uscire e andare a fare l’aperitivo con le mie amiche, quando il capo mi chiama nel suo ufficio e mi dice se potevo accompagnare io Mark in hotel, visto che lui e la mia collega dovevano scappare a casa per prepararsi, per poi passarlo a prendere per portarlo a cena,m e i tempi erano stretti epr entrambi.
Io (come al mio solito) non riesco a dire di no. Saliamo in macchina e non spiaccico una parola, il suo hotel è a circa 15 minuti di strada dall’ufficio, il tempo però sembra non scorrere mai e quei 15 minuti sembrano ore. Arrivati nel parcheggio dell’hotel, mi ringrazia prima di dirmi che ha 2 ore libere di salire con lui che ha voglia di scopare. Gli spiego quello che è capitato la volta scorsa è stato un caso, che non si ripeterà mi più, lui ride, apre il suo portatile, apre un file salvato sul desktop, e me lo mostra: sono io, cioè Elena.
Rimango di sasso, non so cosa dire, cosa fare.
Lui chiude il portatile, lo rimette in borsa, e con il braccio teso, mi indica un parcheggio libero, io quasi meccanicamente e senza pensarci mi ci avvio.
Poco dopo mi ritrovo in camera sua.
A dopo Elena

martedì 26 ottobre 2010

I Primi Mesi di Elena

Il mese di aprile mi regala molti clienti, e ho anche la necessità di cambiare sito, e di mettere delle foto un po’ più “professionali”, così all’inizio di maggio, approfittando della crisi, e del fatto che ho molti giorni di fere arretrati, fisso appuntamento, con un fotografo, che lavora nel capoluogo di provincia accanto al mio, così da non essere per nulla conosciuta.

Passo praticamente tutta la mattinata fino alle 13.30 nel suo studio per un totale di quasi 100 scatti di cui ne scelgo una decina per il nuovo sito.
Come dicevo sopra, incontro molti clienti nuovi (oltre a un paio di volte Massimo e un’altra volta Alessandro), e questo grazie al fatto che ho steso una quotidianità per la mia vera identità e una per Elena.
Elena in quel periodo esiste il lunedì e il martedì dalle 18.00 alle 22.00 (il telefono viene acceso all’ora di pranzo e alle 17.00 in punto), il venerdì dalle 15.30 a notte fonda (grazie ad un accordo con il mio capo che mi permette di fare  un oretta e mezza in più suddivisa fra mercoledì e giovedì), e poi il sabato dalle 11.00 alle 17.00.
In questo modo riesco mediamente a fare 2 clienti ogni volta che Elena è disponibile.
Mi ero abituata a questo tran tran, e mi ero anche piuttosto abituata ad accogliere dentro di me i vari personaggi che di volta in volta mi si paravano dinnanzi.
Purtroppo nel mezzo del mese di maggio, una “bella” notizia doveva arrivare, altrimenti sarebbe stato tutto troppo facile.
Un venerdì mattina il capo, convoca una riunione in officina a cui dobbiamo essere presenti anche io e la mia collega. L’organigramma aziendale a maggio era composto da 21 operai, 2 impiegate e poi il capo.
La crisi economica aveva toccato anche noi ormai da più di un anno, tanto che erano stati annullati tutti gli straordinari, e quando proprio non si poteva fare a meno di fare qualche ora in più, queste ore non ti venivano pagate, ma ti venivano messe “a recupero”, ossia senza che fossero segnate su documenti ufficiali, ogni ora lavorata in più (preventivamente autorizzata dal capo ovviamente), ti dava diritto a rimanere a casa 2 ore pagato. Quella mattina, ci comunicò che causa la crisi, aveva chiesto la possibilità di fare la cassa integrazione, (cosa che già sapevamo) e che gli era stata concessa, quindi dal 1° giugno, ogni settimana metà dell’officina e metà dell’ufficio a turno, sarebbe rimasta a casa un giorno.
Ovviamente questo suscitò malumore in tutti, anche in me inizialmente. Si inizialmente, perché durante il week end, ci ho ragionato sopra e in realtà, mi sembrava potesse essere un ottima opportunità, infatti, economicamente non cambiava un gran che, soprattutto visto che avevo un secondo lavoro molto redditizio, ma se riuscivo a sfruttare la situazione a mio vantaggio, ci avrei anche guadagnato.
Il lunedì seguente parali con il mio capo, e gli chiesi se era possibile fare invece che un giorno intero ogni 2 settimane fare un pomeriggio a settimana, ovviamente che non andasse a coincidere con il giorno di assenza della mia collega.
Il capo non fa storie, anzi, così concordo con la mia collega, che io ogni giovedì pomeriggio, non ci sarò.
A quel punto, Elena acquisisce un pomeriggio in più di vita, e con esso nuovi clienti ed esperienze.
Un bacio Elena

lunedì 25 ottobre 2010

La Settimana di Pasqua


La settimana successiva al secondo incontro con Massimo, è la settima, che porta a Pasqua, e decido di non accendere il cellulare fino al martedì dopo Pasquetta.
Essendo ancora in ferie (brutta cosa la crisi che c’era e c’è in giro), sono in ferie per tutta la settimana, così poco prima di mezzogiorno riaccendo il telefonino, ho 2 messaggi di Massimo, e dopo pochi minuti arriva la sua chiamata. Fisso un appuntamento con lui per il primo pomeriggio.
Scopro sempre di più questo Massimo, e mi piace, e difficilmente io sbaglio giudizio.
Stiamo insieme 3 o 4 ore, nelle quali oltre a consumare parliamo molto, così ho modo di conoscerlo sempre più. Fisicamente continua a non piacermi, e anche il suo modo di fare sesso, non mi piace (anche se con il tempo, e la frequentazione, diciamo che ho cambiato idea), ma lui come persona mi piace, e mi piace parlarci.
Il martedì lavorativo inizia e finisce con Massimo.
Mercoledì, invece conosco quello che diverrà un altro mio cliente fisso. Fra le 14.00 e le 20.00 faccio 3 appuntamenti in 2 motel diversi, e durante l’ultimo conosco Alessandro, una persona fin da subito piacevole, 40 anni separato, un lavoro in banca, (ovviamente tutte queste cose le vengo a sapere con l tempo), niente figli e per sua definizione una vita a sopravvivere.
Arriva verso le 18.30, e si ferma poco più di un ora, non è un brutto uomo, ma non è il genere che piace a me, tropo biondo, troppo bianco di carnagione, troppo alto e magro, per i miei gusti.
Ha una passione sfrenata per i piedi, che mi confessa subito. Per me è una cosa stranissima, mai fatto prima, mai avuto prima un uomo, che avendomi nuda nel letto, con le gambe aperte, si dedica a leccarmi i piedi, e ci passa un bel po’ di tempo. Solo alla fine consuma realmente e velocissimamente.
Faccio un salto in avanti nel tempo, e vi dico subito che con Alessandro, i primi di settembre ho fatto un accordo: lui viene da me 1 volta la settimana per 2 ore, non mi penetra, vuole solo leccarmi i piedi, e poi devo masturbarlo con i piedi, e farlo venire proprio li, ovviamente per lui e per le sue esigenze abbiamo anche stabilito una tariffa speciale, che però mi da anticipatamente al primo incontro del mese.
Tornado ad Aprile, quella settimana essendo in ferie mi dedico molto a Elena, la faccio vivere quotidianamente ogni pomeriggio fino alle 20.00.
Continuo a mettere i proventi di questo nuovo lavoro nel cassetto delle mutandine, così alla fine della settimana, mi accorgo che quel cassetto è riempito più da banconote che da mutandine. Oltre a Massimo ed Alessandro quella settimana faccio altri 7 clienti.
Fatti 2 conti solo quella settimana ho preso 1800,00 euro, ben oltre ciò che prendo in un mese con il lavoro di impiegata.
I soldi nel cassetto cominciano a diventare tanti, troppi, così penso di evitare di utilizzare i soldi che vanno sul mio conto corrente dove viene accreditato anche lo stipendio, di utilizzare i soldi in contanti che derivano dal mio lavoro extra per tutte le spese quotidiane, ma per evitare di diventare spendacciona (in fondo lo sono già abbastanza!!!) decido comunque di mettere il 50% di tutti i guadagni, nel cassetto, gisuto per avere una scorta, mentre l’altra metà la metterò nel portafoglio.

Arrivato primo cliente del giorno e della settimana a dopo, baci e commentate please, fatemi domande, scrivete anche solo ciao …. Ma datemi un segno!!!

Elena

Buongiorno

Buongirono a tutti.
Eccomi qui alla seconda settimana di "diario".
Sono un po' delusa sapete ... mi aspettavo di leggere qualche commento, e inveve nulla ... a questo punto non so nemmeno se qualcuno abbia letto o meno questo mio diario.
Per ora continuo lo stesso, anche se spero, di leggere presto commenti e/o domande, perchè oltre che scrivere della mia vita, mi piacerebbe in qualche modo, parlarne con chi legge.
A presto buon lunedì e buon settimana a tutti.
Baci Elena

venerdì 22 ottobre 2010

Da Massimo a.... Massimo


Bando alle riflessioni filosofiche del venerdì, riprendo a raccontare.
Dopo aver parlato con Massimo per quasi 2 ore, rientrai a casa.
Voglio fare 2 precisazioni, ovviamente tutti i nomi qui riportati sono fasulli, non smetterò mai di dirlo. Inoltre vorrei pubblicamente ringraziare Massimo, per essermi stato vicino, senza consigli e senza invadenza, da quella sera fino ad oggi. Se non ci fosse stato lui, non so cosa avrei fatto, se avrei continuato.
Lui è stato un esempio di correttezza. Grande Massimo SEI IL MIGLIORE.
Dicevo, che dopo aver parlato con Massimo, e dopo che lui mi ha tranquillizzata, prendo la macchina e mi dirigo verso casa con dentro mille domande. Ad una di queste domande do una risposta proprio prima di aprire il cancello di casa.
Sarei andata avanti in quella nuova esperienza? Si fu la risposta che mi diedi sul cancello di casa, ma, c’era un ma, non sarei mai divenuta dipendente da quel secondo telefonino. Il dado era tratto, la mia seconda carriera era iniziata quella sera si, ma avrei deciso io quando far emergere Elena, e quando no.
Così spensi il secondo telefonino e lo lasciai in macchina, dove rimase fino al sabato dopo.
Sabato 27 marzo al mattino vado dalla parrucchiera, e dopo essermi fatta i capelli, salendo in macchina prendo il secondo cellulare e lo accendo.
Dopo 10 minuti squilla. Rispondo. È Massimo che mi chiama, mi dice che era preoccupato che ha provato mille volte nei due giorni precedenti a chiamarmi per sapere come stavo e che era preoccupatissimo.
Gli risposi che stavo bene, anche grazie a lui, e gli comunicai che avevo preso la decisione di continuare, ma con delle regole mie, che mi ero imposta e gli spiegai così che era per quel motivo che non ero stata raggiungibile, gli dissi che Elena sarebbe stata disponibile per il mondo solo in determinati momenti, non tutti i giorni non tutte le ore.
Ridendo allora mi chiese se Elena era disponibile il pomeriggio, e io risposi di si.
Alle 14.00 arrivai al motel, lui mi aveva chiamata un minuto prima indicandomi il numero della camera, così scesi in fretta andai dal portinaio, sempre con la testa bassa gli diedi i documenti, e andai da Massimo.
Al contrario della prima volta, fu molto gentile fin da subito, parlammo un po’, poi piano piano, mi spogliò, delicatamente, poi tutto ad un tratto cambiò atteggiamento divenne quasi violento. Mi spinse in ginocchio, mentre lui si sedeva, feci appena in tempo a prendere i profilattici che avevo già il suo pene in bocca.
Mi insultava, e mi teneva per i capelli, poi mi ha sdraiata sul letto, si è messo sopra di me, e si è svuotato, in pochi minuti.
Diversamente dalla volta precedente, rimane accanto a me nel letto, e parliamo a lungo mi racconta di se.
Massimo è sposato ha 2 figli che hanno rispettivamente 23 il maschio e 20 la femmina, lui è un po’ una casalinga disperata come si definisce lui, infatti circa 15 anni fa, la moglie ha ricevuto una proposta di promozione inaspettata, ora è una dirigente affermata, ma per poter cogliere l’occasione, c’era bisogno che Massimo lasciasse il lavoro per trasferirsi (loro sono originari del centro Italia). Per qualche anno è rimasto a casa completamente e così la moglie diciamo ha preso in mano le redini economiche della famiglia.
Sette anni fa aveva cercato di tornare a lavorare e aveva trovato u posto come magazziniere e faceva i turni. È molto frustrato da questa situazione lui. Si sente come un po’ in gabbia visto che il suo stipendio non basta praticamente per nulla, e che dipende da lei anche sotto questo punto di vista, inoltre presa dal lavoro, lei non si concede più molto spesso e anche quando lo fa, è un po’ insipida …, così lui ha preso a andare a puttane qualche anno fa, si soddisfa, violentemente come piace a lui e poi torna felice dalla moglie.
Parlammo talmente tanto, che tirammo quasi fino alle 17.00.
Io avevo un appuntamento con le amiche per cena, e quando mi accorsi dell’ora, lo feci presente a Massimo, che guardandomi negli occhi mi “ordina” di prenderglielo in bocca di nuovo, io lo faccioe  equesta volta senza preservativo, sento di potermi fidare.
Terminato il mio lavoretto, scappo in bagno, quando torno, torvo 250 euro sul comodino, e lui che mi dice di non preoccuparmi per il motel, di andare pure, che lui mi chiamerà in settimana.

Riflessioni del Venerdì


Il cliente era uno di quelli di corsa come li chiamo io, uno di quelli che arriva saluta, ti da in mano i soldi, si spoglia, da quello che deve fare e nel giro di 20/30 minuti si chiude già la mia porta alle spalle.
A volte va bene anche così, anche se io preferisco un altro genere di clienti. Questo tipo di clientela la metto sul gradino più basso, a metà ci subito prima di loro vengono tutti quelli che vedo una volta e poi non vedrò più in vita mia, un po’ più in su poi ci metto quelli che ritornano,ma non spesso e sul gradino più alto del podio, ci metto i clienti fissi.
Comunque oggi mi è andata bene così, in questo modo, avrò un po’ di tempo, per continuare questo dairio, anzi, direi che la prima settimana di blog, è andata bene. Sono contenta di aver iniziato questa cosa, direi che mi piace e mi aiuta anche.
Essere una prostituta, non è facile come si pensa. Non è solo aprire le gambe, sembrerà strano, ma significa un po’ anche aprire la propria anima. Non so se mi spiego.
Ovviamente i clienti sono i clienti, tranne qualche rarissimo caso (come Massimo), che oltre ad essere clienti, sono anche una specie di amici, ma io non ammetto che la mia vita privata, venga affiancata a quella lavorativa. Sono su due livelli diversi, e ci devono rimanere. Se permettessi ad un mio cliente, di entrare nella mia sfera sociale normale, sarebbe la fine, perché tolto il rischio che si sappia il mio lavoro, (rischio da non sottovalutare), si innescherebbero dei meccanismi in me, che non saprei gestire. Chiunque entra in questo appartamentino, deve uscire dopo aver pagato. Se così non fosse Elena e la mia vera identità si sovrapporrebbero e questo sarebbe un danno troppo grosso. Non potrebbero coesistere nello stesso luogo e nello stesso momento queste due identità una dovrebbe soccombere e credo capiate bene, che non posso permettermi di farne soccombere una.
Detto questo però, specialmente i clienti fissi (quelli che vengono da me ormai da mesi, e almeno 2 volte al mese li vedo), e io ne ho 5 oltre che aprirmi le gambe, aprono ogni volta una breccia in più nel mio intimo.
Sono io che uso loro per i soldi o sono loro che usano me per svuotarsi le ….
Sono io che uso loro per appagare le mie perversioni inconsce, che la mia vera identità, non proverebbe mai, per via della società, o sono loro che vengono da me, e mi usano, per sfuggire alla loro vita quotidiana?
Non so dare una risposta, certo se predo a campione quei clienti non fissi, credo che lo scambio si abbastanza reciproco, ma allo stesso tempo, mi fa paura pensare che la nostra società possa essere costituita da così tante persone che vedono in me una via di fuga. Se invece prendo a campione i miei clienti fissi, al di la che posso giudicarli strani, secondo i canoni della società, sono persone per bene, sono persone, che hanno un loro anima, e credo molto più profonda, che gli altri. Ho avuto modo di conoscere 5 persone abbastanza bene, 3 di loro sono sposate, e hanno figli, ma vengono da me, non solo per il sesso, ma anche per stare in compagnia, perché la cosa che li accomuna, è che tutti dicono di sentirsi soli a casa. Non è strano hai moglie e figli a casa, e ti senti solo? Quando poni loro questa domanda, le risposte si assomigliano tutte e citano più o meno così: io mi sento solo, perché non posso realmente fare e dire ciò che voglio o che sono.
Riflettete.
Scappo dal prossimo cliente baci Elena

La Seconda Volta e …


È sabato 20 marzo 2010, è circa metà pomeriggio, sono in macchina con la Kate (la mia migliore amica, anzi direi mia sorella), stiamo andando a fare shopping, quando squilla il cellulare. Non è la mia suoneria, non è la suoneria della Kate. Il suono proviene dal porta oggetti. La Kate apre il porta oggetti e ci trova il mio vecchio cellulare che suona. Io sbianco!
Dopo essermi ammirata (anche un po’ terrorizzata) sul sito di annuncio, avevo inserito la nuova scheda telefonica, nel mio vecchio cellulare, e il giorno dopo mentre andavo al lavoro lo avevo acceso, e messo nel cruscotto della macchina, dimenticandomene completamente assorta poi da alcuni problemi familiari e lavorativi.
Quel sabato il “cellulare del lavoro” suonò proprio mentre io e la Kate eravamo in macchina, e io fui presa dal panico. Pensai velocemente ad una scusa plausibile e così insultai un po’ la mia sorellina (non me ne voglia), dicendo che la mattina l’avevo accompagnata a fare spese, e che sicuramente lo aveva dimenticato in macchina, sbadata (non è questa la parola esatta che ho usato), com’era.
La Kate vorrebbe rispondere ma io glielo impedisco con un altro paio di insulti alla mia amatissima piccola sorellina, anzi le dico di spegnerlo.
Il week-end passa senza sorprese anche perché onde evitare casini, non appena lascio la Kate, mi ricordo di spegnere quel secondo cellulare, così come passano il lunedì e il martedì, visto che non essendo ancora bene nell’ottica quello stesso cellulare rimane spento nel cruscotto della macchina.
Mercoledì finito il lavoro (una mezzoretta di straordinario non desiderata), prendo la macchina per dirigermi come quasi ogni mercoledì sera a fare l’aperitivo con la Kate e le altre ragazze. Come sempre accade quando sei in ritardo, i simpatici carabinieri, ti fermano per i classici documenti. Sorrido simpaticamente, e nel mentre apro il cassettino del cruscotto dove tengo i documenti, e in quel momento mi accorgo che ho un secondo cellulare che da sabato riposa spento li dentro, quasi automaticamente mentre il carabiniere (carino tra l’altro) controlla i documenti, io prendo dal cruscotto il cellulare, lo accendo e lo appoggio sul sedile del passeggero.
Due minuti dopo riparto, direzione aperitivo. Arrivo parcheggio (in qualche modo), prendo la mia borsa e scendo, quando vedo nuovamente quel cellulare appoggiato sul sedile, (quasi mi chiamasse il destino). Riapro la macchina, lo prendo e lo metto in borsa.
Qualche minuto dopo le otto, con in mano il mio 3° drink, esco dal bar per fumare una sigaretta (si si ahimè io fumo purtroppo, ma sto provando a smettere piano piano), con una delle mie amiche, e mentre siamo li fuori che chiacchieriamo e ridiamo sento suonare il cellulare dentro la mia borsa.  Vado in panico perché so che non è il mio telefonino ufficiale a squillare. Cerco di calmarmi, mi allontano leggermente, e rispondo.
Mentre rispondo mi allontano sempre di più.
Dall’altra parte una voce gentile e giovane, timida, mi dice che ha visto il mio annuncio e che vorrebbe avere delle informazioni in più, io nervosa anzi più che nervosa gli rispondo chiedendogli cosa vuole sapere e lui a sua volta nervosissimo mi risponde che vorrebbe sapere in quanto consiste il mio regalo e se sono proprio io nelle foto.
Sempre con il nervoso nella voce, e sempre allontanandomi, lo rassicuro che nelle foto sono io, e che il mio regalo è di 200 euro, più il costo del motel.
Cala il silenzio per qualche secondo, poi mi dice se sono libera alla 9.30, di nuovo silenzio. La mia mente si perde per qualche secondo, poi forse anche aiutata dai fumi dell’alcool, gli rispondo che sono libera.
Fisso l’appuntamento alle 9.30 in un motel dove ero solita andare con il mio ex fino a qualche mese prima.
Mentre rientro al bar, penso a che scusa dire alle amiche, visto che ho poco meno di un’ora e mezza per andare a casa, farmi una doccia, cambiarmi e fare i 20 minuti di macchina per arrivare al motel.
Uso la scusa della telefonata da parte di mia madre, per andarmene, lasciando un po’ tutte sbalordite e preoccupate (non era mai accaduto).
Arrivo a casa, mi faccio una doccia velocissima, e scelgo cosa indossare, lo scelgo come se avessi un appuntamento con il figo della mia vita, scelgo un completino intimo peri+reggiseno nero con inserti in pizzo semitrasparente, e sopra ci indosso una gonna al ginocchio nera e una camicetta bianca (tipo segretaria sexy insomma) Riprendo la macchina salutando di corsa mamma e papà e scappo corro verso il Motel. Lungo la strada c’è un tabacchino automatico, mi fermo e acquisto i profilattici.
Arrivo al parcheggio del motel, alle 9.25 in perfetto orario. In tutto questo correre non ho avuto modo di pensare, ma ora che sono ferma parcheggiata davanti al motel aspettando il mio cliente … il mio secondo cliente, il cuore comincia a battere forte forte ho paura, ho la tentazione fortissima di andarmene.
Gli accordi erano alle 9.30 al motel, e una volta li, mi avrebbe chiamata. Guardo nervosissima il cellulare, e per sfuggire a quel nervoso e a quella paura che mi attanagliano, provo a immaginare chi sarà il mio secondo cliente, dalla voce, sembrava giovane, timido, nervoso, ma gentile, mi figuro  quel tipo di ragazzo che io e le mie amiche chiamiamo sfigato, tutto studio e poco divertimento, vestito dalla mamma.
Il cellulare suona, riconosco la terna finale di numeri, è lui. Faccio un bel respiro e rispondo.
Con la voce sempre nervosa mi dice che lui è nel parcheggio e mi chiede cosa deve fare, io gli dico di adnare alla reception, e di chiedere una camera avvisando che la sua ragazza arriverà fra poco, e poi gli dico che una volta entrato in camera, dovrà richiamarmi, e darmi il numero della camera.
Mi saluta riaggancia, e dallo specchietto vedo una macchina muoversi e andare verso la reception e intravvedo una figura scendere.
Pochi minuti dopo il cellulare suona nuovamente, con la voce costantemente nervosa mi da il numero della camera, 17
Mi guardo nello specchietto, sistemo i capelli, scendo dalla macchina vado alla reception, le gambe mi tremano e ho un caldo bestiale, quasi sudo. Nervosamente, e con la testa bassa, dico che mi aspettano nella camera numero 17, il tizio mi chiede i documenti, e io sempre a testa bassa, li cerco in borsa, glieli passo, e lui mi indica la strada.
Sono davanti alla porta della camera, dalla finestrella pass la luce. Non vedo e non sento nulla dentro come se non ci fosse nessuno. Rimango li immobile, impietrita, davanti a quella porta per uno, forse due minuti, poi un lungo respiro, due, tre lunghi respiri a scaricare la tensione e busso.
La porta si apre, e si materializza, la figura che avevo immaginato prima al parcheggio, un ragazzo di 23 /24 anni, 175/180 cm pettinato bene, capelli castani occhiali spessi come fondi di bottiglia magrolino, vestito come un perfetto bambino di mamma.
Di nuovo silenzio. Prendo coraggio e lo rompo io quel maledetto silenzio imbarazzante, lo saluto gli tendo la mano gli do due bacini e entro.
Lui impacciato più di me, mi saluta, e poi mi mette in mano immediatamente i soldi. Rimango un attimo scombussolata non mi aspettavo che mi mettesse in mano i soldi subito così su due piedi.
Metto le 200 euro in borsa e poi gli dico che devo andare un attimo in bagno, e lui me lo indica.
Mi chiudo in bagno e penso a cosa sto facendo, penso di andarmene e restituirgli i soldi, mi guardo allo specchi e li, mi rivedo, io tutta agghindata, sono li io solo io, e il cliente nell’altra stanza.
Mi lavo la faccia. Esco dal bagno decisa a fare quello che devo fare, quello che sono venuta a fare, quello per cui quel ragazzo sfigato mi ha messo in mano 200 euro.

Esco, lui è seduto sul letto, gli dico di sdraiarsi e spogliarsi mentre io tiro fuori i preservativi dalal borsa e li metto sul comodino accanto a lui.
Mi spoglio nervosamente, mentre lui fa lo stesso guardandomi da sotto per non farsi vedere. Questo suo atteggiamento, mi da coraggio.
Rimane in slip bianchi (che orrore) lui e in reggiseno e perizoma io, mi sdraio accanto a lui e gli dico (forse più a me che non a lui) di rilassarsi.
Lo bacio sul collo, mentre gli tocco la pancia e poi giù … prendo il profilattico … lo infilo dandogli le spalle e lui ne approfitta timidamente per toccarmi il sedere. Appena terminata l’operazione di “messa in sicurezza”, mi alzo, e mi spoglio.
Sono nuda davanti ad un ragazzo che no mi piace, anche se mi fa tenerezza, che mi ha affittata.
Mi sdraio in mezzo alle sue gambe, gli prendo il membro fra le mie labbra, poi mi sposto mi metto al suo fianco e lo invito a salire sopra di me.
Apro le gambe e lui infila subito.
Cinque minuti dopo lui stava uscendo dal bagno, dopo essersi lavoro e rivestito, io ero ancora sdraiata a pancia in su, non mi ero mossa da quando lui era uscito da me. Ero nuovamente assorta nei miei pensieri.
Dal mio limbo mi risveglia lui, chiedendomi se posso pagare io il motel, e porgendomi altre 80 euro.
Gli rispondo di si, e lui salutandomi di corsa e quasi senza guardarmi, esce velocemente dalla porta chiudendosela alle sue spalle.
Rimango sdraiata ancora qualche minuto, poi lasciando i soldi per il motel sul letto sfatto, vado in bagno, dove mi faccio una doccia lunga e calda, mentre mi asciugo, il mio secondo telefonino suona, penso che sia il ragazzo di prima che magari si è dimenticato qualcosa e rispondo senza nemmeno guardare.
La voce che mi saluta è completamente diversa, una voce matura e non timida, anzi sicura, io invece rimango un attimo senza parole, non mi aspettavo una persona nuova dall’altro capo del telefono.
Lui non esita mi chiede “le solite” informazioni, alle quali io cerco di rispondere in modo più disinvolto possibile, e infine mi domanda se sono libera. “SI” esce dalla mia bocca, quasi inconsapevolmente.
Ci accordiamo, e lo indirizzo verso la camera di motel dove già sono.
Mi sorprendo di me stessa, per come ho detto si.
Ho poco più di mezzora per prepararmi ad accogliere il mio terzo cliente, quindi torno in bagno, finisco di asciugarmi, mi rivesto e mi trucco, poi passo a sistemare la camera, rifaccio il letto e nascondo gli asciugamani usati.
Alle 23.00 in punto sento bussare alla porta, apro.
Massimo (Massimo, mio futuro cliente fisso), 50 anni (poteva essere mio padre, anzi no mio papà è un bell’uomo!!!), 165 cm circa, pelato, con la classica coroncina di capelli ai lati e dietro, una discreta pancettina, insomma un uomo, che mai e poi mai avrebbe potuto destare il mio interesse.
Lo faccio accomodare, si presenta, poi in rapida successione si sfila la cravatta, si toglie la giacca ne estrae il portafoglio, e mi mette in mano 200 euro, che io qusi senza farci caso infilo nella borsettta.
È deciso, sicuro, si vede che è uno che ci è abituato, mi chiede di girarmi, e mi mette una mano sul culo, lo palpa un po’, e poi mi fa i complimenti.
In quel momento io mi sento come un animale che sta per essere scelto. Mi viene ad piangere, ma l’ho scelto io, io mi sono messa in quella situazione, quindi il solito respiro profondo, e girandomi gli sorrido.
Dal canto suo Massimo, si slaccia la cintura cala i pantaloni, e i dice di iniziare.
Sono ancora completamente vestita, e mi ritrovo in ginocchio ad abbassargli le mutande, e a toccargli il pene.
Mi “ordina” di prenderglielo in bocca, e io eseguo dopo avergli infilato il profilattico, anche se lui insiste per non volerlo, almeno per il sesso orale. Mentre eseguo il mio compitino, lui mi chiama con vari nomignoli, che sono certa intuirete, e mi fa i complimenti per come svolgo il mio lavoro.
Dopo un paio di minuti, nella mia bocca, mi ordina di fermarmi, mi fa alzare, mi slaccia la camicetta, mi palpa e lecca le tette, mi alza la gonna, mi tocca spostando un po’ il perizoma, poi, mi fa girare di nuovo, mi fa piegare con le mani appoggiate al letto, mi penetra. Mi penetra senza troppi riguardi. Mi sta scopando.
Aumenta il ritmo, sento le sue contrazioni, viene.
Esce da me, va in bagno sento l’acqua scorrere. Mi scappano due lacrime. Mi sono sentita male, mi sono sentita per davvero una battona da strada, un oggetto. Non è stato come con lo “sfigato” di prima.
Lui ritorna ancora nudo e mi vede lacrimare, mi chiede cos’ho.
Non so perché, ma mi sono sentita di confidarmi. Siamo stati 2 ore a parlare, gli ho detto che per me lui era il terzo cliente.
È stato molto carino con me. È in quelle 2 ore che è nata la nostra amicizia. Anche se lui è anche un cliente fisso ormai, lo considero anche un amico. Quando si tratta di sesso, è un animale come avrò modo di raccontarvi in seguito, ma fuori dal letto, è una persona stupenda. Di Massimo vi parlerò più dettagliatamente in seguito, ora il dovere chiama. Trucco e parrucco e fra 20 minuti il primo cliente.
A dopo baci Elena