venerdì 22 ottobre 2010

Le conseguenze di Mark

Fra la prima e la seconda volta passarono 17 giorni e 20 ore e 30 minuti (circa). Tanto fu il travaglio dopo l’esperienza con Mark (della persona di Mark parlerò anche in seguito).
Mark si è goduto ciò che ha comprato per meno di 5 minuti, mentre io con la faccia immersa nel cuscino piangevo per il dolore fisico e per quello morale.
Meno di 5 minuti e sento lo sfintere riempirsi, lui uscire, alzarsi e andare in bagno, aprire la doccia.
Io rimango li in quella posizione dolorante per un paio di minuti, poi come se mi risvegliassi da un incubo, ansimante e velocemente mi alzo mi vesto, prendo la mia borsa, prendo i soldi, prendo i soldi guadagnati e esco quasi correndo.
In macchina mi guardo allo specchietto e mi accorgo di sembrare davvero una donna appena stuprata. Capelli in disordine completo, quel poco di trucco che ancor rimaneva dalla sera precedente, e non lasciato sul cuscino sul quale ho dormito e pianto, è sparpagliato su tutto il viso insieme alle lacrime.
Fortunatamente prima di addormentarmi la notte prima, avevo spedito un messaggio a mia madre dicendole che mi fermavo a dormire da una mia amica, e alla mia amica avevo scritto di pararmi il culo nel caso, così ho il tempo di prendere l’autostrada, arrivare in un autogrill, andare in bagno darmi una sistemata e poi chiamare mia madre per dirle che in una mezzorovvetta sarei stata casa.
Come scendo dalla macchina sento quasi le gambe cedermi, per il dolore all’ano che ancora percepisco, e che solo il nervoso e il dolore mentale avevano nella mia corsa fra la camera e la macchina e poi mentre guidavo.
Ma la cos forse peggiore è stata entrare in autogrill, non c’era molta gente ma a me pareva che le poche persone presenti sapessero che mi ero venduta per 1400 euro.
Prima di entrare in casa, mi fermo per qualche secondo in macchina, in garage, prendo fiato, temo che i miei possano accorgersi.
Entro in casa, e mi accorgo di quanto facile si mentire, di quanto facile sia tenere per me questo ingombrante segreto, è come se l’autogrill fosse stato un test. Entro in casa, e pur incrociando praticamente tutti pesci rossi compresi … nessuno, ma proprio nessuno ha il minimo sospetto.
Mi dirigo subito in bagno dove mi facci una lunga doccia e poi in camera mia, dove rimango fino a che mia madre non urla che è pronto il pranzo, ci rimango assorta nei miei pensieri. Prima di andare a tavola prendo i 1400 euro che ho fissato da quando ho finito la doccia, e li nascondo nel cassetto delle mutandine. So che nonè un posto sicuro, so che chiunque con un semplice gesto potrebbe scoprire quei soldi e farmi domande, ma è il posto dove nascondevo le sigarette le prime volte che ho fumato o i profilattici le prime volte che ho fatto l’amore …
La domenica la passo stranamente in casa, destando sospetti che cerco di cancellare dicendo che non sto bene, e così il lunedì mattina ho anche già la scusa pronta per non andare a lavorare, ho paura ad andare al lavoro, ho paura di non riuscire a reggere Mark e quello che lui sa di me e quello che li sa di aver fatto con me. dico a mia madre che non sto bene e la mando dal dottore per avere i giorni.
Starò a casa tutta la settimana, I primi giorni li passo a meditare. Medito su quello che è successo sul mio essermi venduta, sul mio aver venduto la mia verginità anale, penso e rifletto sulle parole di Mark, su quelle tre frasi che indelebilmente sono state tatuate nella mia anima, visito costantemente i siti che ho visitato con lui, quelli dove le escort si pubblicizzavano. Spesso ho la voglia di metterci n annuncio pure io, ci provo un paio di volte ma poi desisto.
A metà settimana mi telefona la mia collega, quella che si era data malata la settimana prima e al posto della quale avevo subito quello che avevo subito (non ci avevo mai pensato prima in realtà, solo ora mi accorgo che senza quella sua malattia, non sarei qui ora!!!). Mi chiede come sto e mi dice che Mark ha firmato il contratto e che è ripartito.
Mentre i giorni passano, penso sempre di meno al sabato precedente, e durante il week-end torno a fare baldoria con le mie amiche, torno la solita Elena.
Arriva il lunedì un po’ timorosa, e sperando che Mark non abbia detto nulla, rientro al lavoro, ma sono fiduciosa, perché il capo (di cui parlerò in seguito in modo dettagliato) dovrebbe essere al settimo celo per il contratto e soprattutto dovrebbe riconoscere che quella firma è anche dovuta a me e al mio lavoro (inteso come impiegata). Quando arrivo vado subito a bere il caffè come al mio solito con la mia collega, stranamente il capo viene verso di noi, e incomincia a cazziarmi, dice che non è ammissibile che con due impiegate, lui ha dovuto chiamare una traduttrice e pagarla (la mia collega aveva i giorni fino a martedì), che questo tollerabile. Io scoppio in lacrime, mi chiudo in bagno.

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