venerdì 22 ottobre 2010

Da quando lo fai? Come hai cominciato? Perché lo fai?


Da quando lo fai?
Come hai cominciato?
Perché lo fai?

Prima di iniziare un vero e proprio diario, credo sia necessario rispondere un po’ più in modo esaustivo alle tre domande con cui ho voluto cominciare questo blog. Certo non parlo delle risposte che sto cercando, ma risposte che possano farvi capire un po’ meglio, e che possano farvi ripercorrere un po’i miei ultimi 7 mesi.
Da quando lo fai …. 7 mesi 12 giorni 20 ore.
Perché lo faccio …. bhe qui è incomincia il difficile, mi piace senza dubbio, e allo stesso tempo alzo un bel po’ di soldini, anche se ovviamente non è come uno può pensare un lavoro facile, ti capitano certe giornate che non ne hai voglia, oppure certe persone che nelle vita “reale” non guarderesti nemmeno dall’alto al basso però devi, è lavoro, magri non piacere, (non fisico) ma è lavoro.
Come hai cominciato … per caso davvero per caso. Il 6 marzo 2010, erano 3 mesi che avevo mollato il mio ragazzo storico (4 anni) non perché non lo amassi più, ma perché mi sentivo come incatenata in una vita che era stretta, certo ho sempre voluto sposarmi e avere figli, e sono ancora convinta che lui sarebbe stato l’uomo giusto sia perché io lo amavo (e forse lo amo ancora) sia perché sono certa che lui mi amasse (e forse forse mi ama ancora). Ma in quel momento avevo voglia di vivere la mia vita in modo diverso, cioè volevo far cose diverse, non mi bastava la cena e il drink a coppie, volevo andare a ballare, ubriacarmi, fare tardi con le amiche senza avere il peso di doverlo giustificare a una persona.
Insomma il 5 marzo scorso erano 3 mesi che ero single e che mi divertivo come volevo con le amiche, e alle 10.30 mentre io stavo già progettando il mio WE di bagordi con le amiche, il mio ormai ex capo, mi chiama e mi dice che dovevo andare con lui in aeroporto a prendere un cliente, visto che la mia collega preposta a questo era malata da una settimana. Il mio capo non spiaccica una parola di inglese per cui, avrei dovuto stare con lui e il cliente per tutto i pomeriggio e anche andare con loro a cena.
Non potevo rifiutarmi, così armata di sana pazienza, accetto.
Il cliente (mai visto prima) era un inglese di colore di 40 anni approssimativamente, un bestione di circa 190 cm.
Passiamo il pomeriggio in ufficio dal mio capo, parlando di tutta roba tecnica e commerciale, poi verso le 18.00, io e il mio capo lo portiamo in hotel, e ci accordiamo per le 20.30 sotto nella hall.
Ho giusto il tempo di tornare in ufficio con il mio capo, prendere la mia macchina fare una corsa a casa, doccia trucco, salire di nuovo in macchina e arrivare all’hotel in tempo.
Quando arrivo con i miei classici 5 minuti di ritardo, il mio capo è già li e mi fulmina con gli occhi, io faccio le mie scuse, lascio la macchina li, e partiamo alla volta del ristorante con la macchina del capo.
La serata prosegue in modo assolutamente piacevole, il cliente (Mark) è anche simpatico fuori dall’ambito lavorativo. Ovviamente io che parlo inglese decentemente (nulla di che) cerco di tradurre al meglio per il mio capo, e così tirata la mezzanotte lo riaccompagnamo in hotel, io recupero la mia amcchina e mi dirigo dalle mie amiche che mi aspettano in un locale.
Alle 10.00 della mattina di sabato 6 marzo 2010 mi squilla il cellulare, è il numero dell’ufficio, rispondo a fatica essendo rientrata alle 5 completamente ubriaca. Dall’altra parte c’è il capo, che mi dice che alle 13.30 devo trovarmi in hotel, prelevare Mark, portarlo in ufficio perché è sorto un problema.
Non avevo per nulla voglia, ma come al solito un po’ per indole un po’ perché non potevo permettermi di perdere il lavoro, ci vado. La riunione si protrae fino alle 19.00 quando il mio capo, deve per forza andare perché è il compleanno della moglie, e deve portarla fuori a cena. Ma tanto ci pensa Elena a portarlo a cena … Insomma il capo mi incastra senza che io possa dire nulla….
Avvisate le mie amiche che come la sera prima chiamerò appena libera per sapere dove erano,mi ritrovo a cena con sto omone, che apprezzo per la sua simpatia e per il fatto che come me non ha molta simpatia per il mio capo. La cena è piacevole come quella della sera prima, con un po’ più di vino. Sono le 10.20 qundo usciamo dal ristorante e alle 10.40 sono davanti all’hotel, pronta a scaricarlo e a chiamare le mie amiche, quando lui mi invita al bar dell’hotel a bere un ultimo drink.
Non riesco a liberarmene …..
Entro prendiamo questo drink e al momento di andare, si alza mi fa alzare, prende il portafogli, pag il drink, mi saluta, mi da un bacio sulla bocca, riprende il portafogli, mi mette in mano 200 euro e mi dice di salire in camera.
Non sapevo cosa fare ero li impietrita, immobile, lui mi prende la mano, senza dire più nulla e con una minima forza mi tira dietro di lui. Saliamo in ascensore, in rigoroso silenzio, apre al porta della sua camera, mi fa entrare. Si toglie la giacca, mentre io sono ancora li, spalle alla porta rigida con le 200 euro in mano.
Mi viene a prendere ed è in quel momento che torno “viva”, cerco di dire che ha capito male, che non voglio, che non sono una prostituta, la lui senza dire niente mi ribacia questa volta con la lingua, e io … io ricambio.
Quell’esatto momento i cui ho ricambiato quel bacio, quello è stato l’esatto momento in cui mi sono venduta per la prima volta.
È stato l’unico mio cliente a prendermi senza preservativo.
Mi ha trascinata sul letto mi ha baciata tutta, ho ricambiato … mi ha mezza spogliata quasi violentemente, ha tolto camicia e pantaloni, ha abbassato i boxer e … ragazzi quello che si dice dei neri è vero tutto vero.
Fino a quel momento credo di non essermi mai dedicata al sesso come con Mark.
Ho dato il meglio di me stessa in tutto quello che abbiamo fatto.
Non ero certo una novellina, ma nemmeno una professionista del sesso, ma lui, lui è stato grandioso, tnato che appena finito, mi ha coccolata, e poi ha voluto rifarlo.
Eravamo sul letto sdraiati in silenzio con lui che mi toccava i capelli, mi allarga le gambe con la mano, la fa arrivare alla mia micetta, e poi … comincia a giocarci mentre mi bacia. Ad un tratto si ferma, si alza va verso la giacca, prende altre 200 euro e me le mette in mano. Io gli dico che non le voglio, e lui mi risponde con una frase che in tutti questi mesi ha continuato a perseguitarmi nel bene e nel male: tutte le donne si pagano, la moglie e l’amante con cene e regali, le puttane con i soldi in contanti.
Mi sento quasi male, mi perdo in me stessa, mi sta trattando come una prostituta raccatta per strada, torno in me stessa solo quando lui, infila di nuovo il suo coso nero nella mia vagina.
Ritorno in me, lo sento dentro e sento di essere eccitata.
È di nuovo un toro, che mi monta forte e mi dona piacere.
Quella notte dormiamo insieme. Sul letto la mattina lui pancia in su nudo, io nuda con la testa appoggiata al suo petto, sul comodino accanto a me 400 euro.
Sono le 9.30, lui è già sveglio, da una mezzoretta, ma che non si è mosso per evitare di svegliarmi. Ordina la colazione in camera per due.
Accolgo io il cameriere con addosso la sua camicia che mi fa da vestaglia tanto è grande.
Facciamo colazione come una coppia qualsiasi, parliamo del più e del meno, parliamo di quello successo la notte prima, del fatto che fisicamente mi sono concessa ma non al 100%, perché ogni volta che ha provato a cambiare canale, mi sono sempre ritratta, e io li spiego che non l’ho mai fatto dietro. Il discorso devia poco dopo sull’argomento prostituzione, mi dice che lui per lavoro viaggia molto ed è abituato ad usufruire dei servizi delle escort, mi spiega (cosa che io non sapevo fino in fondo) che ci sono siti specializzati per quelle come me, (altra frase che mi rimbomba dentro) prende il portatile e me li mostra.
Finita la spiegazione mi dice di prendergli la giacca, lui prende il portafoglio, e mi dice fare io il prezzo per la mia verginità anale penso che stia scherzando, così gli rispondo distinto 1000 euro.
Senza dire una parola, si mette pantaloni e camicia e esce dalla camera. Dopo 5 minuti rientra, getta 10 banconote da 100 euro sul letto, si leva i pantaloni, mi gira, protesto, ma lui dice la terza frase che ricorderò in eterno: sei una prostituta, hai fatto il tuo prezzo, io ho accettato, ora mi prendo quello che ho comprato.
Per oggi è tutto. Tutto il giorno senza lavorare. Domani, devo riaccendere il telefonino.
Elena

2 commenti:

  1. cavolo ch storiaaa!!! ti è piaciuto anale??

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  2. Anale mi piace, certo quella volta è stata particolare non lo avevo mai fatto prima, e il dolore ti assicuro che c'era eccome, ma c'era anche eccitazione, anche se prevaleva il dolore.

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